Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



Ritorno a Krishna

La rivista del movimento Hare Krishna

volume 8 n. 6

novembre-dicembre 1996

Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.















1896-1996
CENTENARIO
SRILA PRABHUPADA

Un evento celebrato in tutto il Mondo

In ricordo di A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
il Maestro Spirituale che ha portato il messaggio della Coscienza di Krsna in Occidente

Un'occasione importante per conoscere e vivere
gli insegnamenti di Srila Prabhupada.










La Rivista del Movimento Hare Krishna

RITORNO
A KRISHNA

FONDATA NEL 1944

FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE:
A. D'Ambrosio  Ali Krsna devi dasi

REDAZIONE:
Atmavidya dasa, Lila Rasa devi dasi, Nikunja Vasini devi dasi, Pancaratra dasa, Rasika devi dasi, Saiva devi dasi, Sitarani devi dasi, Virabhadra disa.

AMMINISTRAZIONE:
Nimai Pandita dasa

ABBONAMENTI:
Dananistha devi dasi

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PRONUNCIA: La traslitterazione dei termini in sanscrito di questa rivista è stata eseguita secondo il metodo adottato internazionalmente: a si pronuncia a chiusa; â si pronuncia a lunga e aperta; î si pronuncia i lunga; û si pronuncia u lunga; c è sempre dolce; j si pronuncia g dolce; r si pronuncia ri; s si pronuncia sc come in scena; altrettanto s ma più sibilante; h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (sh è sc dolce); Caitanya si pronuncia "Ciaitanya".

NOMI SPIRITUALI: I membri dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito da suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.

© Bhaktivedanta Book Trust  Tutti i diritti riservati

RITORNO A KRISHNA  Pubblicazione registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89

Vol. 8 N. 6 - novembre-dicembre 1996

Fotolito: Fotolitografie Fiorentine, Dicomano, FI

Stampa: Zincografica Fiorentina, Pontassieve, FI.


Sped. abb. art. 2 legge 549/95 comma 27 Fil. Firenze










L'ORIGINE DELL'ANIMA
Una lezione di Srila Prabhupada

... DAGLI ANTICHI TESTI
Bhagavad-gita, Un libro di violenza?

SRIMAD BHAGAVATAM
In esclusiva la pubblicazione dell'undicesimo canto

TEMI DI ATTUALITA'
Passato, Presente e Futuro

MAESTRI IN CUCINA
Da 'sfiziosi spuntini' a 'deliziosi antipasti'

I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
La logica del corvo e del frutto tal

ANEDDOTI
Ridendo e scherzando.
Riflessioni sulla vita e sulla morte

IL MAHABHARATA
Continua il grande racconto epico

CALENDARIO VAISNAVA















L'ORIGINE DELL'ANIMA

In accordo ai nostri desideri, Krsna dà la possibilità di dimenticarci di Lui

Tratto da una conferenza tenuta a Tokyo il 20 Aprile 1972
da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
FondatoreAcarya della Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna



Sri Sukadeva Gosvami disse: "O Re, a meno che non subisca l'influenza dell'energia di Dio, la Persona Suprema, non si potrebbe spiegare come l'anima, che possiede una coscienza pura, si leghi al corpo materiale; questa relazione è simile a quella di un uomo che in sogno vede agire il proprio corpo".
(Srimad Bhagavatam 2.9.1)

Molte persone chiedono: "Come ha fatto l'essere vivente che era con Krsna a cadere nel mondo materiale?" Qui troviamo la risposta a tale domanda: la condizione dell'essere vivente è semplicemente quella di subire l'influenza dell'energia materiale; in realtà non è caduto. Viene dato un esempio: la luna sembra si muova quando le nuvole le passano davanti. In realtà la luna non si muove. Similmente l'essere vivente, essendo una scintilla spirituale del Supremo, non è caduto ma pensa: "Sono caduto, sono materiale: sono questo corpo".
Il corpo non ha collegamento con l'anima. E' possibile sperimentarlo: il corpo sta cambiando e sta morendo, ma noi rimaniamo gli stessi. L'idea di essere collegati al corpo è dovuta all'essere connessi con l'energia illusoria di Krsna. Questa energia illusoria si sviluppa quando dimentichiamo Krsna.
In altre parole, la nostra identificazione illusoria con il corpo è semplicemente dovuta alla nostra dimenticanza. Noi abbiamo voluto dimenticare; abbiamo voluto rinunciare a Krsna e godere del mondo materiale, quindi Krsna ci dà questa opportunità. Per esempio, quando interpreti la parte del re in una commedia e ti immedesimi nel personaggio pensando "Io sono il re", allora parlerai in maniera forbita. Ma se ti immedesimi in Karandhara (un discepolo presente fra il pubblico), allora non potrai recitare così bene la parte del re. Deve esserci sentimento. Se reciti la parte del re, devi credere di essere il re e avere il suo coraggio. Devi dimenticare di essere Karandhara. Allora potrai recitare veramente molto bene la parte e il pubblico apprezzerà. Ma se pensi simultaneamente "io sono Karandhara, e sto recitando la parte del re", non sarai in grado di recitare. Noi in realtà vogliamo recitare la parte di Krsna, il goditore. E Krsna ci da questa possibilità. Il sentimento che: "Io sono il capo, io sono il re, io sono Krsna, io sono Dio" è creato da Krsna: "vuoi recitare la parte del re, allora io dovrò educarti in tal modo". Il regista di un'opera tenta di creare dentro di te il sentimento opportuno alla parte che stai recitando. Nella mia giovinezza io recitai in una commedia sul Signore Caitanya. Il nostro regista, ripetutamente diceva, specialmente a me: "Sentiti così come...". Così quando recitammo sotto la sua direzione, tutta la gente del pubblico pianse. La commedia era artificiale, ma gli effetti sul pubblico erano talmente belli!
Similmente, noi non abbiamo niente a che fare con tutte queste cose senza senso eppure le prendiamo
molto seriamente: "Devo fare così, sono questo e sono quello".
E' spiegato qui: Atmamayam rte rajan parasyanubhavatmanah: "A meno che non subisca l'influenza dell'energia di Dio, la Persona Suprema, non si potrebbe spiegare come l'anima, che possiede una coscienza pura, si leghi al corpo materiale".
Viene fatto l'esempio di un uomo che sogna: "Oh, c'è una tigre, una tigre! Salvatemi!" Grida. Una persona sveglia che lo stia osservando potrebbe dire: "Dov'è la tigre? Perché urli?" Ma la persona che sogna in realtà ha la sensazione che la tigre lo stia attaccando.
Perciò viene dato questo esempio: na ghatetarthasambandhah. Non può esserci alcun significato nella relazione dell'anima e del corpo ad eccezione del fatto che è come quando si sogna e si crea una situazione. Si sogna che c'è una tigre, e ciò crea una situazione di paura. In realtà non c'è motivo di aver paura. Non c'è alcuna tigre. La situazione è creata da un sogno.
Similmente, abbiamo creato il mondo materiale e le attività materiali. La gente corre tutt'intorno: "Sono il direttore. Sono il padrone della fabbrica. Sono questo. Sono quello. Conosciamo la sua politica. Dobbiamo sconfiggere i nostri concorrenti".
Tutte queste cose sono create artificialmente proprio come una persona crea una situazione in un sogno: svapnadrastur ivanjasa.
Quindi quando qualcuno chiede quando siamo entrati in contatto con la natura materiale, la risposta è che noi non siamo mai entrati in contatto. A causa dell'influenza dell'energia esterna a noi pensiamo di essere entrati in contatto. In realtà non siamo caduti. Non possiamo essere caduti. Abbiamo soltanto creato uno scenario: Krsna ci ha dato una situazione. Poiché volevamo imitare Krsna, Krsna ci ha dato un'opportunità: "Va bene, vuoi imitare? Vuoi essere un re d'imitazione sul palco? Allora provaci. Recita la parte. Fallo". La gente applaudirà: 'è davvero un buon re'. Tutti nel mondo materiale recitano una parte. "Voglio fare il primo ministro". "Voglio diventare un grande magnate degli affari". "Voglio essere un capo". "Voglio essere un filosofo". "Voglio essere uno scienziato". Cercano di recitare tutte queste sciocche parti e Krsna ne dà l'opportunità. Ma queste cose sono tutte stupidaggini. Nient'altro che sogni. Quando si sogna, dopo un attimo il sogno è svanito e ogni cosa nel sogno è finita. Non più tigri, non più giungla. Similmente, fin tanto che il corpo persiste, io penso: "Sono un leader che ha responsabilità. Sono questo. Sono quello".
Ma non appena il corpo è finito, queste idee se ne sono andate.
Krsna dice: mrtyu sarvaharass caham "Sono la morte. Porto via ogni cosa". Proviamo a pensare alla nostra vita passata. Supponiamo fossi stato un re o qualcosa del genere. Dalla Bhrgusamhita è stato accertato che ero un grande medico nella mia vita passata, con un carattere senza macchia, senza peccato. Non so. Potrebbe essere. Ma non ho alcun ricordo di essere stato un medico. Quindi, cosa sappiamo? Potrei esser stato un grande medico influente, con una buona pratica, ma dov'è ora? E' andato.
Quindi il nostro contatto con la materia è proprio come un sogno. Noi non siamo caduti. Perciò, in qualsiasi momento, possiamo ravvivare la nostra coscienza di Krsna. Diventiamo liberati non appena comprendiamo: "Non ho niente a che fare con la materia. Sono soltanto il servitore eterno di Krsna". A volte quando un sogno spaventoso diventa intollerabile, noi interrompiamo il sogno. Similmente, noi possiamo rompere il collegamento materiale ad ogni momento non appena arriviamo alla coscienza di Krsna. "Oh, Krsna è il mio maestro eterno. Io sono il Suo servitore". Ecco tutto, questo è il modo.
In realtà noi non siamo caduti. Non possiamo essere caduti. Lo stesso esempio: in realtà non c'è alcuna tigre, è un sogno. Similmente, anche la nostra condizione caduta è un sogno. Noi non siamo caduti. Noi possiamo soltanto rinunciare a quella condizione illusoria in qualsiasi momento.
Quindi se studiate bene tutti questi versi, otterrete presto tutta questa conoscenza. Com'è la spiegazione?
(Un discepolo legge): "Questo verso risponde perfettamente alla domanda di Maharaja Pariksit che desiderava sapere come l'essere individuale comincia la propria esistenza nella materia, sebbene sia distinto dal corpo e dalla mente materiale. L'anima spirituale non ha niente in comune con il concetto materiale dell'esistenza, che essa sviluppa allo stato condizionato, ma si identifica con questo falso concezione perché subisce l'influenza dell'energia esterna del Signore, l'atmamaya. Abbiamo già trattato questo argomento nel primo Canto di quest'opera a proposito della realizzazione che Vyasadeva ebbe del Signore Supremo e della Sua energia esterna. L'energia esterna agisce sotto la direzione del Signore e dirige, per volontà del Signore, l'esistenza degli esseri individuali".

Prabhupada: Krsna dice: mam eva ye prapadyante mayam etam taranti te: "Non appena qualcuno si abbandona a Me, non è più in illusione". Le persone sono condizionate, in gabbia. I mayavadi, o gli impersonalisti, si sottopongono a severe austerità e penitenze solo per diventare anime liberate. Anche gli yogi cercano di diventare "uno". Così molti invidiosi stanno andando avanti. Ma il semplice processo è che non appena ci si arrende non si è più anime cadute. Era solo una illusione.
Stavo sognando. Appartengo a Krsna. Pensando in questo modo, ci si libera immediatamente. Immediatamente, in un secondo.
La liberazione può essere ottenuta in un secondo ammesso che si segua l'ordine di Krsna.
Sarvadharman parityajya mam ekam saranam vraja. Questa è la posizione. Noi non siamo caduti, stiamo solo pensando di essere caduti. Così quando avremo abbandonato questo pensiero privo di senso, allora saremo liberati.
La Bhagavad-gita (15.15) lo conferma dicendo che il Signore Si trova nel cuore di tutti gli esseri viventi, e da Lui vengono la conoscenza e l'oblio.
Prabhupada: La gente potrebbe ora chiedere: "Perché Krsna dall'interno del cuore fornisce un certo tipo di coscienza diversa da persona a persona?" Questa è la Sua gentilezza. Io volevo dimenticare Krsna, quindi Krsna mi dà la coscienza adatta: "Va bene, tu mi puoi dimenticare in questo modo".
I karmi, o i materialisti comuni, i mayavadi ed i così detti yogi volevano dimenticare Krsna. Quindi Krsna da a loro l'intelligenza: "Va bene, dimenticaMi in questo modo". E se vuoi ravvivare la tua relazione con Krsna, Egli ti darà l'intelligenza. Dadami buddhi-yogam tam yen mam upayanti te: "Ti darò l'intelligenza per venire a Me" Ye yatha mam prapadyante. Krsna: "Ti darò ogni facilitazione, secondo il tuo desiderio".
Prosegui con la lettura.

Discepolo (leggendo): "Il Signore desidera che ogni essere individuale sia animato dalla coscienza pura, cioè dalla consapevolezza di essere un frammento della Sua Persona, e che s'impegni nel Suo servizio d'amore, perché questa è la posizione naturale e originale dell'anima individuale; ma poiché l'anima gode anche di una parziale indipendenza, può rifiutare di servire il Signore e cercare di diventare indipendente come Lui. Così, tutti coloro che non sono devoti del Signore nutrono il desiderio di avere la Sua stessa potenza, anche se non potranno mai averla".
Prabhupada: L'essere vivente non sarà mai Dio, ma vediamo che per l'influenza dell'energia illusoria molte persone pensano "Sono Dio, o diventerò Dio tenendo schiacciato il mio naso in questo modo". E' così che vanno le cose. Ma non riusciranno mai a diventare Dio. Non è possibile. Se tutti diventassero Dio, allora Dio non avrebbe più alcun significato.















... DAGLI ANTICHI TESTI

Bhagavad-gita
Un libro di violenza?

di Rohininandana dasa

Perplessi dall'insistenza di
Krsna nell'incitare Arjuna al
combattimento, alcuni
studiosi della Gita accusano
Krsna di essere immorale.

La BhagavadGita è famosa come messaggera di pace e buona fortuna. Mohandas K. Gandhi scrisse: "La Gita è sempre stata la mia fonte di conforto. Tutte le volte in cui non riuscivo a vedere alcun raggio di speranza all'orizzonte, aprivo la Gita e trovavo un verso che mi dava nuova speranza." Eppure anche Gandhi, il grande avvocato dell'ahimsa o della nonviolenza, trovò alcuni versi della Gita sconcertanti e spiacevoli. Sri Krsna spiega che uccidere, oltre ad essere una forma di yoga, può risultare perfettamente conforme ai principi della religione: "Colui che non è motivato dal falso ego e la cui intelligenza non è condizionata, anche se uccidesse in questo mondo, non uccide e i suoi atti non lo legano mai." (Bg 18.17) Gandhi commenta nel suo Anasakti Yoga: "Il significato di questi versi della BhagavadGita, sembrano basarsi su ideali immaginari che non trovano esempio pratico in questo mondo. Cosa dovremmo fare a questo punto? Se le parole di Krsna, o comunque alcune di esse, si basassero realmente su ideali impraticabili al giorno d'oggi, potremmo dubitare della completa autorità di Krsna come "la Persona Suprema, perfetta e infallibile" (Bg. 15.18) Noi potremmo pensare che l'opinione di Krsna abbia un importanza relativa, come quella di Gandhi o di qualsiasi altro, e quindi perché dovremmo basare la nostra vita sulla dottrina della Gita.
La spiegazione di Srila Prabhupada al verso in questione (18.17) conferma le parole di Krsna.
Srila Prabhupada scrive:

"Colui che conosce la natura degli strumenti dell'azione, che sa di essere colui che agisce e vede il Signore Supremo come maestro della decisione finale, è perfetto in tutto ciò che compie. Questa persona non cade mai preda dell'illusione. L'azione egocentrica, con la responsabilità che comporta per il suo autore, nasce dal falso ego e dall'empietà, dalla mancanza di coscienza di Krsna. Chi agisce nella coscienza di Krsna, sotto la direzione dell'Anima Suprema, del Signore, anche se uccidesse, in realtà non uccide e non deve neppure subire le conseguenze di un tale atto. Quando un soldato uccide un nemico per ordine di un superiore non è soggetto a punizione, ma quando uccide di propria iniziativa sarà condotto di fronte a una corte di giustizia."
Come connazionale e contemporaneo di Gandhi, Srila Prabhupada conosceva bene i pro e i contro degli ideali di pace e di noncooperazione di Gandhi, oltre a conoscere gli ideali pacifisti dei suoi seguaci americani durante la guerra del Vietnam. Ma egli rimase sempre fermamente fedele alle parole di Krsna, convinto che contenessero la più alta moralità e raffinatezza e che rimanessero assolutamente vere in tutti i tempi.
Coloro che sono attaccati alla propria moralità, certamente dubiteranno delle conclusioni di Krsna. Quindi, proseguendo oggettivamente il discorso sulla violenza e sulla non-violenza, vediamo se Krsna dà o meno consigli immaginari e impraticabili.
Nel mondo odierno, in continuo mutamento, non è sorprendente che le parole di Krsna spesso sfidino le concezioni di alcune persone. Aggrappandosi ad una qualche traccia di pace che ancora oggi rimane, considerano Krsna immorale nel persuadere il riluttante Arjuna a combattere. Costoro elogiano il pacifismo di Arjuna e condannano la bellicosità di Krsna ma forse, tali opinioni, nascono da una comprensione incompleta.
Ad esempio, se Krsna veramente fosse un bellicoso sostenitore dello sterminio, della guerra e della violenza, perché allora definirebbe l'ahimsa come "una qualità elevata e divina proveniente dalla perfetta conoscenza" almeno tre volte nella Gita (B.g. 10.5, 13.8,1 6.2)?
Krsna sostiene completamente l'ingiunzione vedica ahimsyat sarvabhutanam: "Non commettere violenza contro alcun essere vivente." Dovremmo inoltre notare che, sebbene le parole e gli argomenti di Krsna siano rivolti a tutti, la Sua istruzione di uccidere è specificatamente destinata ad Arjuna. Quindi, nessuno può giustificare i propri crimini decontestualizzando alcune frasi come: "L'anima non uccide né muore."
Il dovere è il vero principio che determina cosa costituisce la violenza e la nonviolenza. Forse era Arjuna a proporre la violenza in nome della nonviolenza a causa di uno sbagliato senso del dovere. Esaminiamo il suo rifiuto, apparentemente nonviolento, di combattere.
A prima vista sembra che Arjuna abbia valide ragioni per non partecipare alla guerra. I suoi avversari erano suoi amici, suoi parenti e persino il suo amato nonno, Bhisma, e il suo guru, Drona. Se avesse vinto la guerra, sarebbe stato infelice senza i suoi amici e, avrebbe sofferto il tormento del castigo delle loro mogli e delle loro famiglie. Egli previde che le donne, private dei propri mariti e dei propri padri, sarebbero rimaste senza protezione. I loro figli illegittimi sarebbero stati causa di devastazione e su di lui sarebbero ricadute le reazioni dei loro peccati. Egli concluse che per coloro che "vedono", la guerra è sempre sbagliata e che i "ciechi" non possono essere incolpati. Perché quindi avrebbe dovuto combattere? Meglio la via della "nonviolenza".
Sri Krsna rispose agli argomenti di Arjuna in modo acuto: "Tu dici belle parole ma non conosci la verità dell'anima. Ti stai dimenticando il tuo dovere e il tuo cuore è debole. Armato dello yoga alzati e combatti!"
Arjuna aveva un sacro dovere da compiere. Come guerriero doveva proteggere i cittadini dagli aggressori. La parola ksatriya (guerriero) significa: "colui che protegge dal pericolo". Duryodhana, la principale causa della guerra, era un aggressore degno di essere punito. Le scritture vediche descrivono sei tipi di aggressori che dovrebbero essere fermati e puniti persino con la morte:

1) colui che avvelena qualcuno

2) colui che incendia la casa altrui

3) colui che aggredisce con armi mortali

4) colui che saccheggia le ricchezze altrui

5) colui che occupa la terra altrui

6) colui che rapisce la moglie altrui

Duryodhana aveva commesso tutte queste sei offese.
Aveva avvelenato Bhima, il fratello di Arjuna. Aveva cercato di bruciare vivi i cinque fratelli con la loro madre e sua stessa zia, Kunti. Aveva usurpato la terra dei Pandava con tutte le loro ricchezze e aveva cercato di impadronirsi della loro moglie, Draupadi, rendendola sua schiava. E adesso stava attaccando i Pandava con tutte le forze armate che era riuscito ad adunare. Era un uomo violento in tutti i sensi.
La definizione letterale di violenza è "oltraggio, ingiuria o ingiusto esercizio della forza." E oltraggio è definito come "una violazione dei diritti, dei sentimenti altrui o della morale." La violenza di Duryodhana non si limitava alla piattaforma fisica, ma si estendeva a una violazione dei diritti spirituali dei cittadini. Nel sistema monarchico allora esistente, i cittadini avevano il diritto di aspettarsi che il re rappresentasse Dio e che desse loro piena opportunità di sviluppare la loro spiritualità e la loro coscienza di Dio.
Il dovere di Arjuna era chiaro, e Krsna, lontano dall'essere bellicoso, stava imparzialmente rimuovendo le errate concezioni che ne impedivano l'esecuzione. Quale devoto dal cuore tenero, Arjuna esitava ad uccidere, ma Krsna gli ricordò la verità sull'anima, la quale non muore mai, in nessuna circostanza. Certamente nessuna delle anime presenti dinnanzi a loro può essere lesa dalle potenti armi di Arjuna. Solamente i loro corpi potrebbero cadere. Questo corpo senza valore è sempre, in un certo senso, morto, sia esso occupato o meno dall'anima. Come poteva pensare, Arjuna, che il suo corpo "morto" potesse essere violento, verso altri corpi morti? Inoltre Arjuna avrebbe consentito a eroi come
Bhisma e Drona, ormai anziani, di ottenere corpi nuovi e giovani e di rinvigorire le loro energie ormai esaurite. Qualcuno potrebbe ancora protestare che la rivalsa di Arjuna e la punizione di Duryodhana è in se stessa un atto di violenza ed è quindi censurabile. Ma forza e omicidio significano sempre violenza? E un comportamento apparentemente amichevole significa sempre non violenza? Può sembrare che il medico ferisca il suo paziente asportando la parte malata e un profano potrebbe giungere alla conclusione sbagliata considerandola un'azione crudele. Eppure, l'atto del medico non solo è legale, in quanto autorizzato, ma anche vantaggioso per la salute. I Suoi atti sono una dimostrazione di misericordia.
Se mentre una persona cerca di smettere di fumare e io, in nome dell'amicizia, tento di persuaderla ad accettare una sigaretta la mia offerta potrebbe sembrare un gesto amichevole mentre in realtà cela un'attitudine violenta. Oltre a danneggiare la sua salute sto, forse involontariamente, interferendo con il suo libero arbitrio.
Oppure, supponiamo che un poliziotto si astenga dall'essere violento quando il suo dovere richiede di salvare una persona da un'aggressione, la sua apparente non-violenza è di fatto una violazione criminale del diritto del cittadino di essere protetto dallo stato.
Un bambino che soffre di tifo potrebbe piangere per avere del cibo, ma il dottore si rifiuterà di mitigare la sua fame, in quando somministrare del cibo al bambino sarebbe un atto di violenza. Comunque, senza la conoscenza di parametri assoluti, spesso è difficile determinare cosa è giusto. Tuttavia c'è una Verità Assoluta nella quale tutte le concezioni relative possono essere soddisfatte. Secondo la letteratura vedica, Sri Krsna è il legislatore supremo, e le Sue leggi sono fatte per essere seguite da tutti, in tutti i tempi, in tutti i luoghi e in tutte le circostanze, per l'immediato e totale bene di tutti. Quindi "illegale" significa infrangere le Sue leggi. Colui che agisce illegalmente, per quanto gentile e amichevole possa apparire, non può essere chiamato onesto più di quanto un criminale possa essere chiamato buon cittadino. Dei ladri possono parlare di dividere il loro bottino onestamente, ma come potrebbero essere onesti tra loro quando la base della loro condotta è disonesta?
La vera onestà, la vera moralità e la vera virtù derivano dal seguire le leggi del Signore che sono trascendentali e quindi superiori a qualsiasi editto enunciato dagli uomini.
Lo studio della BhagavadGita, sotto la guida del rappresentante di Krsna, il guru autentico, dimostrerà la rilevanza universale delle leggi di Dio. Per esempio, come guerriero Arjuna era legato, dal dovere, a difendere i principi religiosi, così gravemente oltraggiati da Duryodhana. E il Signore Supremo gli stava chiedendo di combattere. Finalmente convinto, Arjuna, combatté e salvò la gente del mondo da un governo cieco.
Duryodhana e il suo seguito furono salvati da delle reazioni karmiche molto severe e gli fu impedito di commettere ulteriori attività peccaminose. Tutti coloro che si associarono strettamente con Duryodhana furono influenzati dalla sua bramosia di potere, dalla sua avidità, dalla sua collera, dalla sua vanità e dalla sua invidia. Così, come quella di Duryodhana, anche la loro mentalità era inquinata. Distruggendo i loro corpi nella battaglia, Arjuna agì come il medico che rimuove una parte malata per salvare il paziente. Il suo trattamento fu così efficace che tutti i soldati uccisi alla presenza di Krsna furono liberati da tutte le reazioni del peccato. Rimuovendo un tale aggressore politico, Arjuna e Krsna crearono una condizione sociale favorevole per la progressiva marcia di civilizzazione verso la perfezione spirituale. La ricerca di tale perfezione è il più alto dovere di ognuno. Srila Prabhupada una volta definì la violenza come: "impedire a qualcuno di compiere il proprio dovere". Poiché il dovere ha diversi gradi di importanza anche la severità delle offese violenti di un uomo varia. Duryodhana, che era già un aggressore, commise l'errore fatale di ostacolare i cittadini nella pratica della realizzazione spirituale sotto la protezione del santo re Yudhistira, il quale, oltre ad essere il legittimo erede al trono, aveva studiato minuziosamente tutte le verità vediche.
A Duryodhana non importava che in questo mondo esistessero le leggi di Dio per facilitare il progresso spirituale di ognuno. Le anime che occupano i corpi degli animali feroci, degli uccelli e delle altri creature, si evolvono gradualmente fino alla forma umana, nella quale dovrebbero essere offerte loro tutte le facilitazioni per continuare il loro sviluppo spirituale. Se un leader non è in grado di guidare un'anima verso la liberazione ma, al contrario, agisce in modo da legarla ulteriormente al ciclo di nascita e morte, dovrebbe essere corretto e, se necessario, rimosso per la sua violazione dei loro diritti naturali.
Così come al giorno d'oggi ci sono chiari parametri per esaminare l'efficienza di alcuni servizi pubblici come la medicina e i trasporti, nella letteratura vedica esistono chiari parametri per ogni sfaccettatura del comportamento sociale e individuale, sia spirituale sia materiale.
Prendiamo come esempio l'alimentazione. Impariamo dalla Gita e da altre scritture vediche che in questo mondo materiale, ogni essere vivente è cibo per un altro. Quando un animale uccide non interferisce con l'evoluzione spirituale della sua vittima, attraverso le differenti specie, perché tutte le sue attività sono contenute nei parametri delle leggi di Dio.
Tuttavia, quando ad un'anima viene assegnato un corpo umano, essa può consapevolmente scegliere se cooperare con tali leggi o rifiutarle. Se, per capriccio, si uccide un'altra creatura, l'anima che risiede in quel corpo è ostacolata nel portare a termine l'imprigionamento in esso e deve rinascere in quella stessa specie fino all'esaurimento del tempo stabilito prima di passare alla specie successiva. Se, per esempio, si uccide una mucca, l'anima della mucca deve rinascere in quella specie prima di progredire allo stadio successivo, la forma umana. Una persona che conosce queste leggi decide di smettere di mangiare carne.
Anche mangiare le piante si interferisce con l'evoluzione dell'anima, seppure in modo meno drammatico. Allora che dovremmo fare?
La BhagavadGita ci fornisce la risposta spiegando che se offriamo il nostro cibo al Signore, né noi, né l'essere vivente nella pianta, ne saremo negativamente affetti. Infatti, l'evoluzione dell'anima nel corpo di pianta, dalla specie di vita più bassa verso la forma umana, sarà accelerata. Mangiando questo cibo offerto (prasadam), saremo purificati dalle reazioni del karma e la nostra conoscenza spirituale si risveglierà gradualmente. Lontano dal sostenere la violenza, Sri Krsna è preoccupato che anche il più piccolo dettaglio delle nostre vite sia pervaso di sensibilità.
L'obbiettivo di Krsna è di liberarci da tutta l'ignoranza e la confusione. Oggi il mondo è così dominato dalla violenza, spesso anche sotto le sembianze di vita spirituale, che il Signore, per salvarci, presenta il più alto principio di non violenza culminante in un chiaro corso di azione: "Lascia ogni forma di religione e abbandonati a Me. Io ti libererò da tutte le reazioni del peccato. Non temere." (Bg 18.66) Agendo secondo le direttive di Krsna, saremo sempre situati nel giusto. Non dovremmo pensare che si tratta di un'altra opinione. Quando accetteremo completamente Krsna come Dio, scopriremo che i Suoi consigli sono perfetti per tutti.















Esclusiva!
Per Voi lettori di 'Ritorno a Krishna' la pubblicazione Inedita dell'Undicesimo Canto dello Srimad-Bhagavatam



SRIMADBHAGAVATAM

' Undicesimo Canto'

Tra tutte le scritture Vediche il più illuminante testo che descrive la Personalità di Sri Krsna


Scritture Vediche

SRIMADBHAGAVATAM

Abbiamo un grande piacere nel pubblicare la versione inedita in lingua italiana dello SrimadBhagavatam, undicesimo canto, la parte conclusiva del grande classico della spiritualità compilato cinquemila anni fa da KrsnaDvaipayana Vyasa, tradotto dall'originale sanscrito da Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, e completato dai suoi discepoli.
Lo SrimadBhagavatam, l'essenza di tutte le Scritture Vediche, è la scienza spirituale che ci permette di conoscere non solo la sorgente ultima di ogni cosa, l'Essere Supremo, ma anche la relazione che ci unisce a Lui e spiega inoltre che il nostro dovere è di agire per migliorare la società umana sulla base di questa conoscenza infallibile.
Chi fosse interessato all'intera opera può contattare la Bhaktivedanta Book Trust Italia.







CANTO 11



CAPITOLO 1


La maledizione contro la dinastia Yadu

Questo capitolo accenna alla
distruzione della dinastia Yadu,
che avvenne a causa
dell'apparizione di una mazza di
ferro. Ascoltare questo racconto
costituisce un grande incentivo
per distaccarsi dal mondo
materiale.
Il Signore, Sri Krsna, aveva
organizzato abilmente la grande
battaglia di Kuruksetra tra i Kuru
e i Pandava, eliminando così in
gran parte il fardello della Terra.
Tuttavia il Signore Supremo, che
ha un'influenza inconcepibile, non
era ancora soddisfatto perché era
ancora presente l'invincibile
famiglia degli Yadu. Egli
desiderava portare a termine la
distruzione della dinastia Yadu, in
modo da poter ritirare
completamente i Suoi divertimenti
sulla Terra, e tornare nella Sua
dimora. Usando come pretesto
una maledizione dei brahmana
riuniti in assemblea, Egli ritirò tutta
la Sua dinastia dalla superficie
della Terra. Per il desiderio di Sri
Krsna, molti grandi saggi, guidati
da Narada e Visvamitra, si
riunirono nel luogo sacro
chiamato Pindaraka, nei pressi
della città di Dvaraka. Anche i
ragazzi della famiglia Yadu
arrivarono in quel luogo, pieni di
voglia di divertirsi. Questi ragazzi
vestirono Samba in modo che
assomigliasse ad una donna
incinta, quasi sul punto di
partorire, e andarono a chiedere
ai saggi quale conseguenza
avrebbe avuto la pretesa
gravidanza di Samba. I saggi
maledissero i giovani sfrontati
dicendo: "Darà alla luce una
mazza, che distruggerà la vostra
famiglia." Spaventati dalla
maledizione, gli Yadu si affrettarono a sollevare l'abito sull'addome di
Samba, e vi trovarono una mazza.
Immediatamente si precipitarono
all'assemblea di Ugrasena, il re degli
Yadu, per raccontargli tutto ciò che era
accaduto. Per paura della maledizione
dei brahmana, Yaduraja Ugrasena
ordinò che la mazza fosse limata fino a
diventare polvere, e poi gettata
nell'oceano. Nelle acque dell'oceano,
un pesce inghiottì l'ultimo pezzetto di
ferro rimasto, e le onde trasportarono
la limatura di ferro fino alla spiaggia,
dove i frammenti crebbero fino a creare
un boschetto di canne. Il pesce fu
catturato dai pescatori, e un cacciatore
di nome Jara usò il pezzo di ferro
trovato nel suo ventre per fabbricare la
punta di una freccia. Pur essendo
l'Anima Suprema e comprendendo
tutto ciò che stava per accadere, il
Signore Sri Krsna non volle fare nulla
per impedirlo. Anzi, nella forma del
Tempo Egli autorizzò questi
avvenimenti.




VERSO 1


sri-suka uvaca
krtva daitya-vadham krsnah
sa-ramo yadubhir vrtah
bhuvo 'vatarayad bharam
javistham janayan kalim

sri-sukah uvaca: Sri Suka disse;
krtva: avendo compiuto; daitya: dei
demoni; vadham: l'uccisione; krsnah:
Sri Krsna; sa-ramah: accompagnato
da Balarama; yadubhih: dagli Yadu;
vrtah: circondato; bhuvah: della
Terra; avatarayat: fece diminuire;
bharam: il fardello; javistham:
improvviso, che porta alla violenza;
janayan: che solleva; kalim: una
situazione di discordia.



TRADUZIONE

Sri Sukadeva Gosvami disse:
Il Signore, Sri Krsna,
accompagnato da Balarama e
circondato dalla dinastia Yadu,
portò a termine l'uccisione di molti
demoni. Poi, per alleggerire
ulteriormente il fardello della
Terra, il Signore organizzò la
grande battaglia di Kuruksetra, che
esplose improvvisamente nella
violenza tra i Kuru e i Pandava.



SPIEGAZIONE

L'undicesimo Canto dello Srimad-Bhagavatam
ha inizio con un riferimento alle attività di Sri
Krsna, che sono narrate nel decimo Canto.
All'inizio del decimo Canto è spiegato che
essendo la Terra appesantita dal fardello
insopportabile dei governanti demoniaci, Bhumi,
la personificazione della Terra, si era recata da
Brahma con le lacrime agli occhi, pregandolo di
aiutarla. Brahma, accompagnato dagli esseri
celesti, andò immediatamente dal Signore
Supremo nella Sua forma di Ksirodakasayi
Visnu. Mentre i deva aspettavano
rispettosamente sulla riva dell'oceano di latte, il
Signore Supremo annunciò attraverso Brahma
che presto sarebbe disceso sulla Terra, e che gli
esseri celesti avrebbero dovuto scendere
anch'essi per assisterLo nei Suoi divertimenti.
Così, fin dall'inizio, l'avvento di Sri Krsna era
stato chiaramente motivato dalla missione di
discendere sulla Terra per eliminare i demoni.
Come spiega Srila Prabhupada nel suo
commento alla Bhagavad-gita (16.6), coloro
che accettano di obbedire alle istruzioni delle
Scritture rivelate sono conosciuti come deva, o
esseri celesti, mentre coloro che sfidano gli ordini
delle Scritture vediche sono detti asura, o
demoni. Le Scritture vediche presentati
nell'universo costituiscono una guida per le anime
condizionate che, intrappolate nelle tre influenze
della natura materiale, devono ruotare nel ciclo
continuo di nascite e morti. Seguendo
rigidamente le istruzioni dei Veda, è possibile
soddisfare facilmente le necessità materiali e
nello stesso tempo fare tangibili progressi sulla
via che riporta a Dio, nella nostra dimora
originale. In questo modo, seguendo le istruzioni
del Signore, presentate nelle Scritture vediche,
quali la Bhagavad-gita e lo
Srimad-Bhagavatam, possiamo ottenere una
vita eterna di felicità e conoscenza nella dimora
originale del Signore. Gli esseri demoniaci,
invece, minimizzano l'importanza dell'autorità
assoluta del Signore Supremo e dei Suoi
insegnamenti, e arrivano perfino a farsene beffe.
Poiché invidiano la posizione di sovranità di Dio,
la Persona Suprema, gli asura cercano di
sminuire l'importanza delle Scritture vediche che
emanano direttamente dal respiro del Signore. I
demoni stabiliscono una società governata dalle
loro capricciose speculazioni, creando
inevitabilmente il caos e la sofferenza,
specialmente per quegli esseri religiosi che
desiderano sinceramente seguire la volontà
divina.
Sri Krsna afferma nella Bhagavad-gita che
quando sulla Terra predominano queste società
caotiche e irreligiose, Egli discende
personalmente per ristabilire l'equilibrio. Così, fin
dai primi giorni della Sua infanzia trascendentale,
Krsna uccise sistematicamente i potenti asura, i
demoni, che costituivano un fardello intollerabile
per la Terra. Sri Krsna era assistito da Suo
fratello Balarama, che è anch'egli Dio, la Persona
Suprema. Benché Dio sia uno solo, Egli Si può
espandere per godere in molte
forme contemporaneamente. Questa è la
Sua onnipotenza. E la prima di queste Sue
espansioni è Balarama, ossia Baladeva.
Balarama uccise molti demoni importanti,
come Dhenukasura, Dvivida e l'invidioso
Rukmi. Krsna era anche accompagnato dai
componenti della dinastia Yadu, molti dei
quali erano esseri celesti, discesi per
assistere il Signore. Srila Bhaktisiddhanta
Sarasvati Thakura ha rivelato che sebbene
molti esseri celesti fossero nati nella dinastia
Yadu per assistere il Signore, alcuni
componenti di quella dinastia erano
effettivamente ostili a Krsna. Poiché
avevano una visione materiale del Signore, si
consideravano situati al medesimo livello di
Krsna. Nati nella famiglia di Dio stesso, la
Persona Suprema, essi possedevano una
forza inconcepibile, e non riuscivano quindi
a comprendere la posizione suprema di
Krsna. Avendo dimenticato che Krsna è
Dio, la Persona Suprema, essi costituivano
un enorme fardello, e per conseguenza era
necessario che Krsna li eliminasse dalla
Terra. C'è un detto popolare che insegna: la
familiarità porta al disprezzo. Per distruggere
i discendenti della propria dinastia, che
erano diventati sprezzanti, il Signore fece
nascere la discordia tra loro. A questo
scopo, fece sì che Narada e gli altri saggi
mostrassero la loro collera nei confronti dei
Karsna, i membri della Sua famiglia. Benché
molti Yadu che erano devoti di Krsna
fossero stati apparentemente uccisi in questa
guerra fratricida, la realtà è che Sri Krsna li
aveva ristabiliti nella loro posizione originale
di dirigenti dell'universo, come esseri celesti.
Questa è la promessa del Signore nella
Bhagavad-gita: Egli proteggerà sempre
coloro che sono favorevoli al Suo servizio.
Nel suo commento a questo verso, Srila
Visvanatha Cakravarti Thakura dà la
seguente sintesi dell'undicesimo Canto. Il
primo capitolo descrive l'inizio del
mausala-lila, il preludio alla distruzione
della dinastia Yadu. I capitoli dal secondo al
quinto riportano le conversazioni tra i nove
Yogendra e il re Nimi. Il sesto capitolo
contiene le preghiere di Brahma, di Siva e
degli altri abitanti dei cieli e i capitoli dal
settimo al ventinovesimo presentano la
conversazione tra Krsna e Uddhava
conosciuta come Uddhava-gita. Il
trentesimo capitolo spiega in che modo la
dinastia Yadu fu ritirata dalla Terra, e
l'ultimo capitolo descrive la scomparsa di
Sri Krsna.



VERSO 2


ye kopitahsu-bahu pandu-sutahsapatnair
durdyuta-helana-kaca-grahanadibhis tan
krtva nimittam itaretaratahsametan
hatva nrpan niraharat ksiti-bharam isah

ye: coloro che; kopitah: furono provocati (alla
collera); su-bahu: eccessivamente e
continuamente; pandu-sutah: i figli di Pandu;
sapatnaih: dai loro nemici; duh-dyuta: con un
gioco d'azzardo disonesto; helana: insulti;
kaca-grahana: afferrando i capelli (di
Draupadi); adibhih: e con altre azioni
provocatorie; tan: loro (i Pandava); krtva:
facendo; nimittam: la causa immediata;
itara-itaratah: confrontandosi l'un l'altro in
schieramenti opposti; sametan: tutti riuniti;
hatva: uccidendo; nrpan: i re; niraharat: portò
via una volta per tutte; ksiti: della Terra;
bharam: il fardello; isah: il Signore Supremo.















PASSATO, PRESENTE
E
FUTURO
ripensando il ruolo della donna

Qual è il modello di donna che viene proposto dall'odierno Movimento per la Coscienza di Krishna?
E qual è il ruolo della donna in questa società?
Siamo pronti a vivere e ad accettare gli ideali vedici?
E che cosa significa questo in pratica?
Ma, soprattutto, è questo che ci è stato proposto oppure abbiamo frainteso il nostro ruolo?
Un minuto tentativo di risposta a domande che ormai fanno parte del nostro quotidiano.

di Rasika devi dasi

Quando Srila Prabhupada introdusse in Occidente la filosofia vaisnava per diffonderla tra i giovani americani degli anni sessanta, propose anche un nuovo sistema sociale e un ruolo della donna a noi occidentali poco familiare etichettato in seguito col titolo di "donna vedica", ovvero di un modello femminile appartenente alla cultura indiana quale è descritta nei Veda.
La letteratura vedica ci propone diversi tipi di donne provenienti da diverse classi sociali e con diverso carattere ma sempre nello stesso ruolo di moglie e di madre devota. Veniva enfatizzato il suo posto in casa e al suo lavoro veniva attribuito uno status divino. Il suo compito era quello di mantenere alta l'atmosfera spirituale in casa e di educare i suoi figli come devoti. Nella cultura vedica la donna non era mai lasciata senza protezione e passava dalla casa del padre a quella del marito e successivamente alla cura dei figli maschi ormai adulti in quanto veniva considerata debole e di facile sfruttamento. La donna era naturalmente riservata e sottomessa, ansiosa di soddisfare il marito. Questo era il suo dharma che se perseguito adeguatamente portava la donna ad elevarsi spiritualmente.
Srila Prabhupada ha però educato le sue discepole a diventare delle predicatrici e ad usare le proprie risorse e capacità per lo sviluppo e la diffusione della coscienza di Krsna, ribaltando, in tal modo, il modello di donna che la cultura vedica portava con sé. Bisogna ricordare che la tradizione spirituale iniziata da Sri Caitanya, in quanto movimento di rinnovamento spirituale, stravolgeva l'antica ortodossia brahminica. La Bhagavad-gita promette infatti la realizzazione spirituale alle donne e ai sudra tanto quanto ai nati due volte, i brahmana. Valutando principalmente l'aspetto spirituale, Srila Prabhupada iniziò entrambi, uomini e donne, come brahmana, tuttavia nel movimento si trova una qualche traccia di varnasrama, di conformazione ai ruoli più vari in accordo ai bisogni sociali, e anche i devoti si impegnano in diverse attività secondo la loro natura di ksatriya, vaisya o sudra. Ma come si inseriscono le donne in questo quadro? Dovrebbero obbedire alle leggi classiche raccolte nella Manusmrti sui doveri della donna oppure l'adesione al bhagavatdharma, seguito nel Movimento Hare Krsna, le esonera da tutto questo? Le donne devote dovrebbero cercare di vivere secondo il modello "vedico"? E questo che cosa comporta in pratica? Che significato si dà al dharma specialmente per ciò che riguarda le donne?
Per cominciare a trovare una risposta a tutto ciò può essere utile distinguere fra tre differenti modi di comprendere il dharma che possono essere designati come: "vedico", "indù" e "cosciente di Krsna". Sebbene i devoti spesso esprimano le loro aspirazione di vivere secondo le prescrizioni vediche, sul piano teologico va fatta una distinzione tra lo stile di vita vedico e lo stile di vita ideale presentato dalla coscienza di Krsna, ovvero il bhagavatdharma.



Lo stile di vita vedico

Lo stile di vita vedico appartiene ad un particolare periodo di tempo e a della gente specifica che viveva la propria relazione con Dio in una certa forma sociale. Nel varnasramadharma vedico gli uomini servivano Dio attraverso il maestro spirituale mentre le donne servivano Dio attraverso gli uomini che le proteggevano: il padre, il marito o i figli. Poiché questo sistema era applicato a persone che sapevano perfettamente come servire Dio non era sentito dalle donne come oppressivo. Gli uomini non abusavano della loro posizione e le donne potevano servire Dio attraverso gli uomini della famiglia nella quale il marito era addirittura considerato il maestro spirituale della moglie.



Il sistema sociale indù

Il modello di varnasramadharma indù, così come è stato da noi conosciuto, possiede anch'esso una realtà storica connessa però ad un diverso periodo, quello caratteristico dell'era di Kali. Durante questo periodo gli indù hanno continuato a vivere secondo le leggi sociali del varnasramadharma che sono però state distorte nella pratica. In kaliyuga il sentiero della vita spirituale è stato oscurato e la gente si è concentrata su obbiettivi inferiori quali la ricerca del proprio piacere. Ciò che in passato era stato un sistema spiritualmente legittimo di organizzazione sociale è diventato un mezzo di oppressione. E in questo sistema corrotto ci si aspetta lo stesso che le donne abbiano un'attitudine servile ma gli uomini, invece di offrire loro protezione e guida spirituale, le opprimono e le sfruttano. In un modo simile anche il mondo occidentale ha sperimentato un periodo di degradazione sociale e morale nel quale la distorsione delle vecchie strutture e dei principi sociali ha portato allo sfruttamento della donna. Questo ha portato alla nascita del femminismo: le donne erano oppresse dalle stesse persone che avrebbero dovuto proteggerle e la loro naturale reazione è stata quella di cercare di assumere il controllo della loro vita e di proteggere se stesse.
Quando tali donne arrivano a far parte del Movimento Hare Krsna, naturalmente intendono resistere a qualunque segno di protezione maschile. Vogliono farsi carico delle proprie necessità e del proprio avanzamento spirituale. A questo punto possono insorgere delle difficoltà in quanto il movimento Hare Krsna, dal momento che propone una spiritualità universale, non è un movimento femminista. La comprensione filosofica del Movimento Hare Krsna sostiene essenzialmente la diversità della natura maschile e femminile oltre a sostenere idealmente che uomini e donne dovrebbero avere nature e ruoli separati e diversi rimanendo però spiritualmente uguali. Ad oggi siamo giunti alla necessità di dover constatare due differenti realtà: innanzi tutto si è di fronte, nella maggior parte dei casi, all'impossibilità di agire in conformità con gli "ideali" prototipi vedici, e nel secondo caso si vuole ancora tentare di applicare il modello vedico tradizionale poiché lo si ritiene il modo migliore di gestire la società. In questo scenario di apparente contraddizione si affaccia un'interessante possibilità di sintesi offerta dal modello cosciente di Krsna del dharma, ossia il bhagavatdharma, ed è questo lo speciale contributo che Srila Prabhupada ha saputo offrire; uno strumento ideologico per creare una vera società spirituale, basata sul servizio a Dio e sull'aiuto reciproco.



Il bhagavatdharma

Il punto di vista cosciente di Krsna è un tentativo di applicare l'attitudine al servizio del sistema vedico al kaliyuga. Lo scopo non è quello di copiare il sistema vedico del varnasramadharma ma di usarlo come guida in un periodo problematico. L'obbiettivo, però, non può essere raggiunto semplicemente introducendo questo sistema in blocco e aspettandosi che funzioni. Questa è esattamente la causa del fallimento del metodo indù. Perciò nella coscienza di Krsna gli uomini e le donne sono considerate alla pari non solo spiritualmente ma anche materialmente, in quanto essi sono in ultima analisi responsabili del proprio benessere spirituale sotto la guida del guru. Sia gli uomini che le donne accettano un guru e sebbene al momento del matrimonio le donne si assumano la responsabilità di accudire i bambini e gli uomini di sostenerle in tale compito, da entrambi ci si aspetta che servano Krsna e il maestro spirituale al meglio delle loro possibilità.
Seguire gli ideali vedici in questa era di Kali non significa che le donne debbano sottomettersi ai capricci dei loro mariti ma che entrambi facciano del loro meglio per servire Krsna. Nell'età vedica ciò sarebbe avvenuto attraverso il marito mentre nel kaliyuga avviene attraverso il maestro spirituale e in qualsiasi modo sia favorevole. Se una donna sente che la sua vita spirituale riesce a svilupparsi in modo migliore attraverso il servizio a suo marito può concentrarsi su questo aspetto ma se sente che può servire Krsna meglio attraverso un'indipendente cooperazione può coltivare la sua carriera mentre divide con suo marito la cura della sua famiglia. Il kaliyuga richiede un cambiamento di strategia per entrambi gli uomini e le donne e le strategie più appropriate sono quelle conformi non agli ideali vedici (impossibili da raggiungere in kaliyuga) o alle pratiche indù (il fallimento del varnasramadharma) ma al bhagavatdharma, il sentiero spirituale cosciente di Krsna.
Non c'è bisogno di dire che questi complessi livelli di interpretazione hanno portato molti fraintendimenti. I testi antichi parlano di ideali filosofici e principi sociali che erano stati coniati per luoghi e tempi molto lontani da noi; i maestri spirituali attuali hanno il compito di interpretare tali ideali e principi alla luce delle circostanze contemporanee senza perdere l'impeto della rivoluzione spirituale.
Srila Prabhupada, il fondatore del movimento Hare Krsna, nonostante il suo passato culturale e le prescrizioni ideali della sua tradizione, ha aperto alle donne una filosofia e delle pratiche spirituali dalle quali erano precedentemente escluse, concedendo a uomini e donne un'effettiva uguaglianza. Egli ha agito secondo lo spirito del bhagavatdharma, applicando il metodo di Sri Caitanya nel contesto specifico del kaliyuga prendendo atto di come esso si manifesta nel mondo occidentale. Nel far questo egli ha dato prova dell'importanza che ha un maestro vivente, strumento divino, grazie al quale le eterne verità della tradizione riescono a trovare una dinamica e pratica applicazione nei cangianti contesti dello spazio.



Bibliografia

A.A. v.v., 1991. "The Role of Women Today in the Hare Krsna Movement", in Back to Godhead, Gennaio/Febbraio 1991.
Knott, K., 1996. The Debate about 'Women in the Hare Krsna Movement", in Iskcon Communication Journal, Vol. 3 N. 2.
Satyaraja Dasa, 1989. "Great Vaisnava Women", in Back to Godhead, Vol. 24 N° 10.















Maestri in Cucina

Da 'sfiziosi spuntini' a 'deliziosi antipasti'
adatti a tutte le occasioni

di Kurma dasa



Quiche di asparagi e pomodori

La quiche è una specie di crostata salata che può essere servita nelle più svariate occasioni: accompagnata da un'insalata verde e da pane francese per una pasto leggero e saporito oppure, servita fredda, costituisce un ottima merenda all'aperto o uno spuntino nutriente e sfizioso.

Cottura al forno della base: 15 minuti

Preparazione del ripieno: 10 minuti

Cottura al forno: 30 minuti

Ingredienti per una quiche del diametro di 20 cm:

PASTA
125 ml di burro fuso
180 g di farina integrale
30 g di parmigiano grattugiato

RIPIENO
2 cucchiai di panna acida
2 cucchiai di formaggio cremoso
2 cucchiai di concentrato di pomodoro
2 cucchiai di fecola di mais
1 cucchiaino di sale
1/4 di cucchiaino di pepe bianco in polvere
1 tazza e 1/2 di formaggio che fonde, grattugiato
1/2 cucchiaino di basilico essiccato
3 tazze di asparagi freschi cotti e tagliati a pezzettini
2 pomodori di media grandezza affettati ad anelli

1. Impastate il burro con la farina e lavoratelo in modo tale da ottenere una massa sbriciolata. Aggiungete l'acqua e il parmigiano e lavorate il tutto fino ad ottenere un impasto ben consistente. Foderate con l'impasto uno stampo imburrato da quiche o da flan del diametro di 20 cm avendo cura di distribuirlo bene.
2. Fate cuocere la base della quiche in forno a 200 gradi fino a quando avrà un bel colore dorato. Fatela raffreddare.
3. Mescolate la panna acida, il formaggio cremoso, il concentrato di pomodoro, la fecola di mais, il sale, il pepe, una tazza di formaggio che fonde grattugiato, le erbe e le spezie. Aggiungete poi gli asparagi. Versate il ripieno sulla base della quiche e distribuitelo bene. Aggiungete le fette di pomodoro sul ripieno, cospargete con il formaggio grattugiato rimasto e fate cuocere nel forno preriscaldato a 190 gradi per circa 20 minuti fino a quando il ripieno si sarà rappreso e avrà preso un bel colore dorato. Fate raffreddare la quiche prima di servirla.







Pakora

Fritto misto di ortaggi

I pakora sono dei famosi stuzzichini indiani di verdure fritte in pastella. I pakora più famosi sono quelli cavolfiore ma altrettanto deliziosi lo sono i pakora di zucchine, di melanzane, di cuore di carciofo, di patate e di asparagi.
Per renderli più appetitosi serviteli con una salsa di vostra scelta o spruzzateli con del succo di limone. Non c'è bisogno di sbollentare le verdure prima di friggerle quindi cuocete i vostri pakora lentamente facendo attenzione che le verdure e la pastella cuociano entrambe.

Preparazione: 10 minuti

Riposo della pastella: 1015 minuti

Cottura: 30 minuti

Ingredienti per 24 grandi pakora o 36 piccoli
40 g di farina di ceci
80 g di farina bianca
1/2 cucchiaino di polvere lievitante
2 cucchiaini e 1/2 di sale
2 cucchiaini di asafetida gialla in polvere
1 cucchiaino di curcuma
1 cucchiaino di coriandolo in polvere
2 cucchiaini di pepe di caienna
2 cucchiaini di peperoncino verde fresco privato dei semi e tritato fine
600 ml circa di acqua fredda, sufficiente per ottenere una pastella omogenea
ortaggi misti tagliati a vostra scelta
ghi o olio per friggere

1. Unite le farine, il sale, le spezie in polvere e il peperoncino verde in una terrina e mescolate bene con una frusta.
2. Aggiungete lentamente l'acqua fredda mentre sbattete la pastella che dovrà infine risultare di media densità. Quando immergete gli ortaggi nella pastella abbiate cura che restino coperti facendo in modo che la pastella non sia troppo densa ma nemmeno troppo fluida. Tenete quindi della farina e dell'acqua a portata di mano per modificarne la consistenza. Fate riposare la pastella per 1015 minuti.
3. Fate riscaldare il ghi oppure l'olio, che deve raggiungere una profondità di circa 67 cm, in una padella da frittura. Quando la temperatura avrà raggiunto i 180 gradi passate 56 pezzi di verdura nella pastella e immergeteli uno alla volta nel ghi bollente. Friggete i pakora finché non saranno dorati, rigirandoli ogni tanto per ottenere una cottura uniforme. Toglieteli e metteteli a scolare su carta assorbente. Continuate fino all'esaurimento degli ortaggi. Serviteli subito o teneteli in caldo, senza coprirli, in forno tiepido per circa mezz'ora.










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I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA

La logica del corvo e del frutto tal

Srila Prabhupada dettò questo saggio sulla provenienza dell'essere vivente in risposta alla domanda: In origine eravamo con Krsna o siamo caduti dall'energia impersonale di Krsna, il brahmajyoti? (brano tratto da una lettera a Madhudvisa Dasa del giugno 1972).



Mai, in nessuna circostanza, siamo stati separati da Krsna. Per esempio, quando una persona sogna dimentica se stessa. Nel sogno ci ricreiamo in forme diverse 'Ora sono il re'. Questa creazione fa di se stessi due cose: 'chi vede', e 'chi è visto', cioè l'oggetto. Ma non appena il sogno è finito, 'colui che è visto' scompare, ma 'colui che vede' rimane. Ora si trova nella sua posizione originale. La nostra separazione da Krsna è così: noi sogniamo questo corpo e molte altre relazioni. Prima l'attaccamento viene per godere della gratificazione dei sensi. Anche quando siamo con Krsna, il desiderio per la gratificazione dei sensi è presente. C'è una tendenza assopita a dimenticare Krsna e a creare un'atmosfera per godere indipendentemente. Sulla spiaggia a volte l'acqua copre la sabbia e a volte la sabbia è asciutta; l'oceano va e viene. La nostra posizione è così, a volte coperta, a volte libera, proprio come in riva al mare. Non appena dimentichiamo, immediatamente l'illusione è lì, proprio come quando noi dormiamo e il sogno è lì. Perciò non possiamo dire di non essere con Krsna. Non appena cerchiamo di diventare il Signore, immediatamente siamo coperti da maya. Prima eravamo con Krsna nei Suoi lila, nei Suoi passatempi. Ma questa copertura di maya può essere di durata molto, molto, molto, lunga; perciò nel frattempo molte creazioni vanno e vengono. A causa di questo lungo periodo di tempo a volte è detto che noi siamo eternamente condizionati. Ma questo lungo periodo di tempo diventa molto insignificante quando si giunge alla coscienza di Krsna. E' come in un sogno: noi pensiamo che sia passato molto, molto tempo ma non appena ci svegliamo e guardiamo l'orologio vediamo che è durato solo un momento. Un altro esempio: Brahma tenne addormentati per un anno gli amici di Krsna, ma quando si svegliarono e Krsna ritornò davanti a loro, pensarono fosse passato solo un momento.



Jaya e Vijaya

Quindi questa condizione di sonno è detta 'vita non liberata' ed è proprio come un sogno. Sebbene secondo il calcolo materiale sia un periodo molto, molto lungo, non appena arriviamo alla coscienza di Krsna questo periodo è considerato un attimo. Per esempio: Jaya e Vijaya vivevano i loro lila con Krsna, ma sono dovuti scendere (nel mondo materiale) per il loro piccolo errore. Ottennero la mukti, il fondersi nel Brahma-sayujya (l'effulgenza impersonale di Sri Krsna), dopo essere stati uccisi tre volte come demoni. Questa Brahmasayujya mukti non è permanente. Ogni essere vivente vuole il piacere, ma la Brahmasayujya è un piacere insufficiente, consiste di sola esistenza eterna. Perciò quando coloro che ottengono la Brahma-sayujya mukti non trovano la beatitudine trascendentale, cadono per fare un compromesso con la beatitudine materiale, per esempio fondando scuole ed ospedali. Quindi anche
il Signore Brahma è ancora materiale e vuole dominare il mondo materiale. Potrebbe ridiscendere diventando un germe ma poi potrebbe ritornare alla coscienza di Krsna e tornare a casa, tornare da Dio. Questa è la posizione. Così quando dico sì, c'è un lila eterno con Krsna, ciò ha senso per l'evidenza recata dalla storia di JayaVijaya. A meno che non si sviluppi il pieno servizio devozionale a Krsna, si salirà solo fino alla Brahmasayujya e poi si cadrà giù. Ma dopo milioni e milioni di anni lontani dai lila del Signore, quando si arriva alla coscienza di Krsna questo periodo diventa insignificante, come in un sogno. Poiché si è caduti dal Brahmasayuiya, si pensa che questo possa essere la propria origine, ma non ci si ricorda che ancor prima si era con Krsna. Quindi la conclusione è che qualunque sia il nostro passato, è importante arrivare alla coscienza di Krsna e unirsi immediatamente a Krsna. Quando una persona è malata, è inutile perdere tempo a cercare di scoprire come si è ammalata: meglio usare il tempo per guarire la malattia.



Un'allegoria

In cima ad un albero c'era un bel frutto tal. Un corvo si posò sull'albero ed il frutto cadde. Alcuni pandit, grandi eruditi, videro questo e cominciarono a discutere: 'il frutto è caduto poiché il corvo ha agitato il ramo'. 'No, il frutto è caduto simultaneamente al posarsi del corvo che poi, spaventato, se n'è volato via'. 'No, il frutto era maturo, e il corvo, appoggiandosi al ramo col suo peso, ha fatto sì che si staccasse'. E così via dicendo. A cosa servono queste discussioni? Quindi, che tu sia stato nella Brahmasayujya o con Krsna nei Suoi lila, al momento non sei in nessuno dei due posti, e la soluzione migliore è quella di sviluppare la tua coscienza di Krsna e quindi tornare là (da Dio), non importa quale sia la tua origine.















Ridendo e scherzando...
Riflessioni sulla vita e sulla morte

MISSIONE SUICIDIO

di Kalakantha Dasa

E' difficile pensare a un medico più macabro del Dr. Jack Kevorkian, un patologista americano in pensione, chiamato affettuosamente: "il Dr. Morte".
Anni fa diventò famoso suggerendo
che i prigionieri condannati a morte, prima della loro esecuzione, fossero addormentati e adoperati per esperimenti medici. Egli suggerì poi di raccogliere i loro organi mentre erano ancora caldi, dichiarando "Io voglio usare la morte per il beneficio dell'umanità. Per adesso è solo una perdita."
Ma la recente missione del Dr. Kevorkian è quella di promuovere la sua macchina del suicidio. Con un colpetto di interruttore i suoi malati terminali possono andarsene senza dolore.

"Io voglio usare la
morte per il beneficio
dell'umanità. Per
adesso è solo una
perdita!"

Dal giugno 1990 più di venti malati lo hanno fatto. Il Dr. Kevorkian porta avanti un discorso molto convincente: la gente che non ha speranze mediche di sopravvivenza dovrebbe avere il diritto di morire in un modo pacifico, dignitoso e indolore.
Ma il suicidio è legale? In America, la gente dell'Oregon ha votato si. Ma nello stato del Michigan, dal quale il medico proviene, la gente sostiene che il suicidio è illegale e che le persone come il Dr. Kevorkian sono colpevoli di omicidio.
Dai Veda impariamo che il suicidio non fa altro che peggiorare la situazione.
Ogni anima è destinata dal karma, l'insieme delle reazioni alle nostre azioni passate, a soffrire una particolare quantità di dolore in questo particolare corpo. Un tentativo, attraverso il suicidio, di porre fine prematuramente alla sofferenza genera solamente ulteriore sofferenza nella prossima nascita.
Perché il suicidio genera ulteriore karma? Perché nessuno può disporre a pieno titolo del proprio corpo. Chi veramente possiede il nostro corpo? Nostro marito o nostra moglie? I nostri genitori? Il nostro governo? I batteri voraci che dentro il nostro corpo aspettano il nostro funerale? Oppure appartiene a... almeno per ora?

Infatti noi abbiamo ricevuto il nostro corpo da Dio per un motivo: per capire il Dio che ce lo ha dato. Non ci è stato dato per far si che noi lo uccidiamo. Uccidiamolo e ci saremo guadagnato un nuovo corpo ancora più incline alla sofferenza e meno incline all'estasi della realizzazione di Dio.
Ma cosa si può dire a riguardo della sofferenza dei malati terminali? Recentemente, mio cognato è morto di cancro dopo un lungo periodo di malattia.

Negli ultimi mesi era spesso troppo drogato di morfina per parlare o pensare chiaramente. E' morto in ospedale in stato di incoscienza.
Nello stesso periodo, in Scozia, una discepola di Srila Prabhupada, Ratnarangini Devi Dasi, ha lasciato il suo corpo invaso dal cancro. Rifiutò gli antidolorifici dicendo: "Lasciatemi soffrire quanto mi è dovuto in modo da chiudere il conto". Lei lasciò il suo corpo in coscienza di Krsna, con la sua Divinità di Krsna nella mano. Krsna dichiara nella Bhagavad-gita (8.5): "Chiunque, all'istante della morte, lascia il corpo ricordandosi di Me soltanto raggiunge subito la Mia dimora. Non dubitarne. Dopo aver raggiunto la dimora di Sri Krsna al momento della morte, avremo definitivamente risolto i nostri problemi di malattia e di morte in questo mondo."
Al contrario, dimenticare Krsna è il suicidio.
Il grande devoto Narottama Dasa, straordinario poeta del medioevo indiano, dice: "Mio Signore, ho semplicemente sprecato la mia vita. Sebbene abbia ottenuto il corpo umano, ho trascurato la Tua adorazione, e in questo modo ho volontariamente bevuto del veleno."
In altre parole, una vita senza Dio è la nostra "missione suicidio".
I pazienti del Dr. Kevorkian, morendo nell'ignoranza, dovranno inevitabilmente soffrire una ricaduta: un'altra nascita. Certamente dei clienti ripetitivi possono andare bene per il commercio del suicidio, ma le buone intenzioni del Dr. Kevorkian riguardanti l'umanità sofferente sono terribilmente sbagliati. La morte già beneficia l'umanità. E' un richiamo al risveglio: "Siate coscienti di Krsna finché potete."



MAYA E IL TRUCCO
DEL CAPPELLO

Qualche tempo fa un uomo in
California si stava recando al suo
matrimonio a bordo della propria
automobile quando improvvisamente il suo cappello volò via sull'autostrada. Infilato nella tesa del cappello si trovava un biglietto da cento dollari perciò l'uomo, in mezzo al traffico, cercò di fermare l'automobile per scendere e recuperare il suo cappello.
Ma proprio dietro di lui si trovava una un'automobile della polizia autostradale e l'ufficiale gli intimò
attraverso l'altoparlante di rimanere in auto e di continuare a guidare. L'uomo obbedì ma all'uscita successiva deviò verso un motel situato sul bordo della strada. Là precipitatosi fuori dall'auto, saltò il recinto, si lanciò sull'autostrada, sfidando quattro corsie di traffico, e riprese il suo cappello. A missione compiuta schivò l'automobile che stava arrivando solamente per essere investito e ucciso dall'auto successiva. Per i devoti di Krsna sarà facile trovarvi un'analogia. Nella vita umana siamo destinati ad avanzare dritti sulla strada che ci riporterà a casa, da Krsna. Ma
maya, l'illusione, è
così forte da riuscire a
sviarci.
Ella ci cattura attraverso i nostri sensi e ci
attira: "Vieni" ci dice,
"è tutto tuo, inseguilo,
afferralo e godine."
Il trucco di maya è
abbastanza semplice:
farci pensare a qualcosa di passeggero finché non ce ne siamo
infatuati per quindi
avvolgerci. A volte gli
occhi, la lingua, le
orecchie oppure qualsiasi altro dei sensi, si
fissa su qualcosa e trascina la mente assorbendola in qualsiasi
cosa maya ci stia
offrendo in quel
momento. Quindi lei
può portare via la
nostra intelligenza e
quando essa è stata
trascinata via, è fatta,
siamo perduti.
La rivista Ritorno a
Krsna è intesa per aiutarci a rafforzare la
nostra intelligenza per
usarla a mantenere la mente fissa
lontana dalle lusinghe di maya.
Con la mente e l'intelligenza fortificati dalla realizzazione spirituale
possiamo controllare i sensi e maestri dei nostri sensi possiamo avanzare stabilmente verso la perfezione della vita.















MAHA BHARATA

Il più grande trattato epico della Storia
compilato in lingua sanscrita

Tradotto dal sanscrito da Hrdayananda Gosvami,
e reso in lingua italiana da Matsya Avatara Dasa



Adi Parva, Cap. 8

Suta Gosvami proseguì:

"Cyavana, figlio di Bhrgu, generò con Sukanya, Pramati dalla nobile anima, dotato di eccezionali poteri. Pramati generò Ruru nel grembo di Ghrtaci e Ruru, con la moglie Pramadvara, generò anuka Caro brahmana, ti descriverò in particolare le attività di Ruru dai formidabili poteri. Ti prego, ascolta fino in fondo questa storia.
C'era una volta un nobile saggio di elevatissima sapienza ed austerità costantemente dedito al bene di tutte le creature. Il suo nome era Sthulakesa, che significa "colui che ha capelli arruffati".
A quel tempo, o saggio erudito, il re dei Gandharva Visvavasu era noto per aver avuto una relazione con la celeste Menaka, quella che poi abbandonò la figlia neonata. La lasciò infatti sulla sponda del fiume vicino all'asrama di Sthulakesa per poi andarsene.
Quel grande e potente saggio vide la bimba, radiosa di bellezza come una giovane dea, che giaceva indifesa e negletta sulla riva deserta del fiume. Vedendola in questa condizione Sthulakesa, il migliore dei brahmana, ne ebbe compassione, la portò a casa e se ne prese cura nel suo asrama fino a che crebbe diventando una ragazza ben fatta e meravigliosa. Lui vide in lei la più incantevole delle donne per via delle sue grandi doti di bellezza e di carattere. Il grande saggio chiamò sua figlia Pramadvara, che significa "la più bella tra le belle".
Il pio Ruru vide Pramadvara all'asrama di Sthulakesa e si innamorò perdutamente di lei. Insieme con i suoi amici spinse suo padre a ottenergli la ragazza in sposa, fu così che Pramati andò dal famoso Sthulakesa. Il saggio concesse la figlia Pramadvara a Ruru e subito fissò la data di matrimonio nel periodo in cui la Luna passa attraverso la costellazione conosciuta come Uttaraphalguni, una data famosa per propiziare felicità agli sposi.
Pochi giorni prima del matrimonio, la giovane e affascinante sposa, mentre giocava con le sue amiche, non si accorse di un serpente che stava dormendo disteso davanti a lei. Così, sospinta dal Tempo e destinata a morire, lo calpestò ed il serpente, come guidato dal Tempo mortale, affondò profondamente i suoi denti avvelenati nel corpo della ragazza indifesa. Non appena fu morsa cadde al suolo incosciente e priva di vita. Lei che aveva posseduto un aspetto meraviglioso ora aveva perduto il suo splendore. Ma, una volta caduta a terra, persa in un sonno senza sogni, la vergine dalla vita sottile stroncata dal veleno di un serpente, tornò ad essere ancora meravigliosa.
Suo padre ed altri asceti la videro là, distesa e immobile al suolo, in qualche modo ancora splendida come il loto. Allora i brahmana più importanti, mossi da profonda compassione, si riunirono sul posto. Svastyatreya, Mahajanu, Kusika, ankhamekhala, Bharadvaja, Kaunakutsa, Arstisena, Gautama, Pramati con suo figlio ed altri abitanti della foresta arrivarono tutti lì. Vedendo la ragazza priva di vita, uccisa dal veleno di un serpente, piansero di cuore con profondo dolore e Ruru fuggì sconvolto dal dolore."







Cap. 9

Suta Gosvami continuò:

"Mentre i brahmana erano là riuniti, Ruru si addentrò nel folto della foresta piangendo di dolore. In preda alla sofferenza, lamentandosi ripetutamente in modo penoso, Ruru, immerso nei ricordi della sua amata Pramadvara, disse sconfortato: "Quella ragazza delicata che giace a terra dà a me e a tutti i suoi parenti un grande dolore! Quale punizione può spiegare tutto questo? Se nella mia vita ho dato in carità e ho praticato ascesi, se ho onorato adeguatamente gli anziani e i miei maestri, allora, per tutti questi meriti che possiedo, fate che la mia amata torni in vita. Sin dalla nascita mi sono sottoposto alle regole e sono rimasto fedele ai miei voti, così, come ricompensa a tutto ciò, possa la mia amata Pramadvara rivivere ancora, oggi stesso".
Allora parlò un messaggero dei Deva: "Ruru, le tue parole, frutto del dolore, sono inutili, o essere virtuoso, perché quando la vita di un mortale è conclusa essa non può essere estesa oltre. La vita di quella povera ragazza, nata da un Gandharva e da un'apsara, adesso se n'è andata. Perciò, mio caro figlio, non permettere in nessun modo che la tua mente si smarrisca nel dolore.
Peraltro i Deva, che sono magnanimi, hanno già trovato una soluzione a questo problema; se ti starà bene riavrai Pramadvara."
Ruru disse: "Quale soluzione propongono i Deva? Dimmi la verità, corriere celeste, farò come mi dirai. Devi aiutarmi!"
Il messaggero dei Deva rispose: "Ruru, discendente di Bhrgu, offri metà della tua vita a quella ragazza e la tua sposa Pramadvara tornerà in vita."
Ruru disse: "Eccelso attraversatore di cieli, subito metà della mia vita per quella ragazza casta, così finemente vestita con gli ornamenti dell'amore. Ora, vi prego, fate che la mia cara si alzi!" Suta Gosvami aggiunse: "Dopodiché il re Gandharva ed il messaggero celeste, entrambi grandi personalità, si recarono dal signore della Giustizia e gli dissero: "Signore della Giustizia, se approvi, fa che la nobile ed onesta moglie di Ruru, Pramadvara, benché morta, possa rivivere con metà della vita di Ruru".
Il signore della Giustizia rispose: "Messaggero dei Deva, se questo è ciò che desideri, possa Pramadvara, moglie di Ruru, risvegliarsi e vivere la metà della vita di suo marito."

Suta Gosvami proseguì dicendo:

"Non appena il signore della Giustizia ebbe parlato, l'affascinante e casta giovane Pramadvara si svegliò come da un sonno, dotata di metà della vita di Ruru. Il potente Ruru con le sue ascesi aveva accumulato un potenziale di vita anche troppo lungo e fu stabilito dai governanti del cosmo che in futuro questa sarebbe stata ridotta a metà a vantaggio di sua moglie.
Nel felice e atteso giorno i padri della sposa e dello sposo celebrarono gioiosamente il matrimonio e furono felici, ognuno desiderando il bene dell'altro.
Dopo tanta angoscia Ruru ebbe una moglie delicata come i filamenti di un fiore di loto. Ricordando il suo dolore fece voto solenne di essere determinato ad eliminare i serpenti a causa del loro fare disonesto.
Da allora ogni serpente che incontrò divenne obiettivo della sua fredda collera per cui, imbracciando un'arma uccideva tutti quelli che gli capitavano a tiro.
Una volta l'eccelso brahmana Ruru, arrivato in una grande foresta, vide distesa di fronte a sé un'anziana lucertola.
Raccolto un rametto, come fosse stato il bastone della Morte, il brahmana infuriato colpì la lucertola, la quale gridò: "Non ti ho fatto nessun male, asceta! Perché sei così arrabbiato? Perché mi colpisci con tanta collera, tu così ricco di ascesi?"







Cap. 10

Ruru spiegò: "Mia moglie, che mi è cara come la vita stessa, una volta è stata morsa da un serpente, per cui ho pronunciato questo terribile voto: "Giuro che ucciderò qualunque serpente io vedrò!" Per questo ora ti uccido. Dovrai abbandonare la tua vita!"
La lucertola replicò: "O brahmana, i serpenti che mordono gli esseri umani sono di specie diversa. Non dovresti aggredire le lucertole pensando che siano serpenti. Le lucertole ed i serpenti hanno in comune gli stessi problemi, ma i loro scopi sono differenti. In comune hanno i dispiaceri, ma i piaceri sono diversi. Perciò, in base a un principio di giustizia, ti dovresti astenere dall'attaccare le lucertole."

Suta Gosvami proseguì a narrare:

"Quando Ruru sentì queste parole, pensò che la lucertola fosse un saggio travestito e divenne riluttante ad aggredirla. In modo più conciliante l'eccelso Ruru disse alla lucertola: "rettile, per favore, dimmi chi sei in realtà, vestito con questo corpo di lucertola".
La lucertola rispose: "In passato, Ruru, ero un saggio di nome Sahasrapat, ma per la maledizione di un brahmana sono stato costretto ad accettare il corpo di una lucertola."
Ruru chiese: "Rettile eccelso, perché quel brahmana si arrabbiò tanto da maledirti? e per quanto tempo devi rimanere in questo corpo?"







Cap. 11

La lucertola rispose: "Caro amico, una volta avevo per compagno un brahmana di nome Kaghama, il quale, molto forte per via della sua ascesi, era solito parlare in modo tagliente. Un giorno, quando entrambi eravamo ancora giovani, per scherzo feci un serpente con della paglia e, poiché Khagama era seduto assorto di fronte al fuoco del sacrificio, lo spaventai a tal punto che cadde a terra privo di sensi. Il mio amico era un vero asceta, diceva sempre la verità, era straordinariamente rigoroso nei suoi voti, cosicché quando riprese coscienza, furioso mi ridusse quasi in cenere.
" Poiché hai fatto questo imbelle serpente solo per spaventarmi", sbottò, "Per la mia collera diventa tu stesso un imbelle serpente!"
Asceta, il mio cuore sobbalzò all'istante perché conoscevo bene il potere derivato dalla sua ascesi. In preda a profonda confusione rimasi in piedi dinanzi a lui, sconvolto, con le mani giunte in segno di sottomissione. "Amico mio," gridai, "ciò che ti ho fatto era solo per ridere un pò, era uno scherzo. Brahmana, devi perdonarmi! Ti prego, ritira la tua maledizione!"
Vedendomi smarrito per la paura si lamentò con profondo dolore, ripetutamente, poi con grande ansietà mi disse: "Quello che ho detto non può essere annullato e si compirà. Ma ascolta quel che dico a te, rigoroso nei tuoi voti, e possano queste parole rimanere nel tuo cuore, poiché sei un asceta la cui sola ricchezza è l'ascesi.
Da Pramati verrà un buon figliolo di nome Ruru. Appena tu lo vedrai sarai subito libero da questa maledizione".
Tu sei proprio Ruru, l'onesto figlio di Pramati e infatti, mentre ti sto parlando, si sta ricomponendo la mia forma originale. Ti dirò allora, per la tua felicità, che per tutti gli esseri viventi la non violenza è la morale più elevata. Un brahmana non dovrebbe mai ingiuriare nessun essere vivente.
Caro amico, le scritture dichiarano con forza che un brahmana è nato in questo mondo per essere sempre gentile verso gli altri, per imparare i Veda e i suoi corollari e per guidare tutte le creature a liberarsi dalla paura. Il dovere di un guerriero non è assolutamente il tuo perché un guerriero deve impugnare la verga della punizione, incutere timore ai malvagi e proteggere fisicamente tutte le creature. Ascolta, virtuoso Ruru, ti parlerò del vero compito di uno ksatriya. In passato re Janamejaya si prefisse di uccidere tutti i serpenti in un sacrificio ma alla fine i serpenti terrorizzati vennero salvati proprio da un brahmana potentemente ascetico, in pieno possesso della conoscenza Vedica e dei suoi corollari. Il nome di questo saggio era Astika, o brahmana eccelso."
(continua sul prossimo numero)















CALENDARIO VAISNAVA



MESE DI DAMODARA

27 Ottobre  24 Novembre

NOVEMBRE

3 Novembre, domenica: Si commemora l'apparizione del Radha Kunda.
6 Novembre, mercoledì: Rama Ekadasi. Digiuno di legumi e cereali.
7 Novembre, giovedì: Dvadasi. Si interrompe il digiuno dalle 06,59 alle 10,19.
11 Novembre, lunedì: Govardhana Puja.
14 Novembre, giovedì: Scomparsa di Srila Prabhupada. Si osserva il digiuno fino a mezzogiorno.
21 Novembre, giovedì: Devotthani Ekadasi. Digiuno di legumi e cereali. Si commemora la scomparsa di Srila Gaura Kisora dasa Bhabaji.
22 Novembre, venerdì: Dvadasi. Si interrompe il digiuno dalle 07,18 alle 10,27. Si commemora l'apparizione di Srila Jiva Gosvami.
24 Novembre, Domenica: TulsiSaligram Vivaha. Matrimonio di Tulasi Devi e Salagram Sila.
OGGI TERMINA IL CATURMASYA.



MESE DI KESAVA

25 Novembre
24 Dicembre



DICEMBRE

6 Dicembre, venerdì:
Utpanna Ekadasi. Digiuno di legumi e cereali.
7 Dicembre, sabato: Dvadasi. Si interrompe il digiuno
dalle 07,35 alle 10,36.
Si commemora la vittoria di Sri Krsna su Kaliya.
20 Dicembre, venerdì. Moksada Ekadasi. Digiuno di
legumi e cerali.
21 Dicembre sabato. Dvadasi. Il digiuno si interrompe
dalle 07,46 alle 10,44.



MESE DI NARAYANA

25 Dicembre  23 Gennaio

28 Dicembre, sabato: Scomparsa di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati. Digiuno fino a mezzogiorno.



GOVARDHANA PUJA

La Festa della Collina Govardhana

11 Novembre

Un giorno Krsna e Balarama videro che i pastori di Vrindavana, guidati da Nanda Maharaja, stavano preparandosi a compiere un sacrificio dedicato a Indra, il Deva delle piogge, che avrebbe assicurato loro abbondanti piogge per le loro terre. Ma Krsna li fermò spiegando che non c'era alcun bisogno di
soddisfare Indra poiché compiendo bene il proprio dovere si può essere sicuri del buon risultato delle proprie azioni oltre al fatto che ogni beneficio effimero proveniente dai Deva è in realtà sanzionato dal Signore Supremo. Sri Krsna propose piuttosto di celebrare un sacrificio in onore dei brahmana e della collina Govardhana adoperando gli accessori che erano stati preparati per l'Indra-yajna. Iniziò così la celebrazione del sacrificio alla collina Govardhana.
Vennero cucinate innumerevoli varietà di cibo da offrire alla Collina Govardhana e Sri Krsna, dopo aver assunto una forma gigantesca e, aver rivelato di essere Lui stesso la Collina Govardhana, cominciò a mangiare tutte le offerte. Agendo in tal modo Sri Krsna voleva mostrare ai Suoi devoti che la Collina Govardhana non è differente da Lui.
Quando Indra si accorse che per ordine di Krsna il sacrificio a lui destinato era stato interrotto, andò su tutte le furie e decise di scatenare su Vrindavana una pioggia torrenziale.
Ma Krsna, Dio, la Persona Suprema, per proteggere gli abitanti di Vrindavana, senza il minimo sforzo sollevò la Collina Govardhana che si aprì su di loro come un grande ombrello che li protesse dalla pioggia per un'intera settimana. Indra, sbalordito, riconoscendo la potenza del Signore si affrettò a richiamare le sue nuvole e a restituire la pace a Vrindavana.















LA FESTA DELLA DOMENICA

Tutte le domeniche, dalle ore 16, siete invitati a una splendide festa completamente gratuita con conferenze, danze, canti trascendentali, cultura vedica, yoga e banchetti vegetariani in compagnia dei devoti di Krishna.



Venite
a trovarci



Templi Principali

Bergamo: Villaggio Hare Krishna, Da Medolago strada per Terno d'Isola, 24040 Chignolo d'Isola (BG) - Tel. 0354940706
Bologna: Via Ramo Barchetta 2, Castagnolo Minore  40010 Bentivoglio (BO) - Tel. 051863924
Firenze: Villa Vrindavana, Via degli Scopeti 108, 50026 - San Casciano in Val di Pesa - Tel. 055820054
Roma: Sri Gaura Mandala, Pian del Pavone, via Mazzanese, Km. 0,700 - 01036 Nepi (VT) Tel. 0761527038-527251
Vicenza: Prabhupada-Desh, Via Roma, 9 - Albettone (VI) - Tel. 0444790573
Svizzera italiana
MENDRISO Centro Vedico Rama Keli, Grotto del Bosco - 6862 Rancate - Tel. 0041/91/6466616




Centri Culturali

Asti: Frazione Valle Reale 20, 10148 Roatto (AT) - Tel. 0141938406
Brescia: Hare Krishna Club, Via Gabriele Rosa 17 - 25131 Brescia - Tel. 0302400995
Milano: Centro Culturale Govinda, Via Valpetrosa 3/5, 20123 Milano - Tel. 02862417
Napoli: via P. Francesco Denza, 10 - 80139 Napoli - Tel. 081/262386
Palermo: viale Regione Siciliana, di Nord Ovest, 4441 - 90145 Palermo - Tel. 0916700385
Roma: Hare Krishna Forum, Piazza Campo dei Fiori, 27 - 00186 Roma - Tel. 066832660
Terni: via Cesare Battisti, 155 - 05100 Terni - Tel. 0744/305129
Pescara: Centro 'Nama Hatta', via Comunale Piano, 104 bis - 65100 Pescara - Tel. 0871/869557














Fine del numero di novembre-dicembre 1996.